biobiologoaprile2021

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Metodo e percorso di allevamento​

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L'apicoltura, quella nomade in particolare, è come la pratica della pesca però di terra: invece delle reti e della barca noi apicoltori cerchiamo di pescare il nettare dei fiori servendoci delle colonie d'api e di mezzi di locomozione varia (dal dorso d'uomo e d'asino al carretto fino all'odierno camion/furgone/jeep) per la transumanza degli alveari, e come i pescatori rubano i pesci al mare noi rubiamo il miele alle api.
Provo a descrivere brevemente quelle che vengono chiamate linee di transumanza, cioè gli spostamenti effettuati nel territorio alla ricerca di fioriture di particolare pregio, relativamente alla nostra azienda.  
In autunno tutti o quasi gli alveari vengono spostati (con il camioncino aziendale) nell'estremo territorio del sud-est siciliano nei territori di Scicli, Ispica e Modica: ogni anno tentiamo di produrre un apprezzato miele uniflorale tradizionale siciliano, il corroborante miele di carrubo. Questa produzione autunnale è sempre molto incerta, ma anche se non c'è un’apprezzabile produzione di miele, come è successo negli ultimi anni, le api fanno buone scorte per l'inverno.
Le nostre api passano lì l'autunno, l'inverno e una parte della primavera, riuscendo molto spesso a produrre un apprezzato miele millefiori e/o un miele uniflorale di cardo o di sideritis  da questi pascoli ragusani.
Già dopo metà aprile spostiamo gli alveari nelle grasse terre alluvionali della Piana di Catania o nei terreni lavici della costa Jonica etnea per la produzione del miele di agrumi (arancio, limone e mandarino).
Quella che era la principale produzione dell'apicoltura siciliana, è divenuta particolarmente aleatoria negli ultimi anni, e non sempre il magnifico manto bianco dei fiori di zagara che copre gli aranceti a partire da metà o fine aprile, dà i risultati sperati. Normalmente finita la fioritura degli agrumi, tentiamo di produrre del miele di sulla nella zona centrale della Sicilia, in provincia di Enna, e in particolare nelle terre di Nicosia e Sperlinga.
Dal profumo intenso e dal bianco candido delle zagare della pianura al rosso intenso e al tanto polline dei fiori di sulla nei Monti Erei. A questo punto, siamo in giugno, alcuni alveari si dirigeranno di nuovo verso il mare (sono i primi ad essere spostati) e a ridosso dell'Oasi Naturalistica di Vendicari nei pressi di Noto, a poche centinaia di metri dal mare, andremo a stendere le reti sui fiori violetti del timo.
Uno dei più apprezzati e conosciuti mieli siciliani nell'antichità era proprio il miele di timo dalle potenti proprietà antisettiche, che spesso tentiamo di produrre anche nell'altopiano Ibleo nel territorio di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Altri alveari andranno verso "A Muntagna", sul versante sud orientale dell'Etna nel territorio del Parco, dove i dorati amenti dei fiori di castagno iniziano già a emanare il caratteristico odore spermatico dato dall'abbondante polline.
Infine, un altro gruppo di alveari andrà sulle montagne di Piazza Armerina, nella Sicilia Centrale per la produzione, speriamo sempre, del conosciuto miele di eucaliptus.
Altre produzioni minori di mieli uniflorali, una tantum, sono quelle di rovo, di asfodelo e di nespolo. In cantiere c'è anche la produzione di miele di astragalo, una pianta pioniera delle lave che cresce sul vulcano Etna sopra i 2.000 m slm, in terre di confine tra bios e abios e che fiorisce da maggio fino ai primi di agosto.